Marzo 1, 2024

Il gelato artigianale patrimonio della cultura italiana e promozione turistica: una strada tutta da tracciare, insieme

Puntare sulla valorizzazione del binomio tra turismo ed enogastronomia rappresenta per l’Italia un’opportunità per favorire ed accrescere la nostra competitività nel mercato turistico mondiale. L’Italia possiede, infatti, un patrimonio unico per ricchezza, qualità, e valore (economico e culturale) potendo vantare il maggior numero di produzioni agroalimentari e vitivinicole al mondo, e di riconoscimenti UNESCO (beni materiali, immateriali e città creative) in Europa. L’offerta turistica legata all’enogastronomia è varia e diversificata, declinandosi in una pluralità di proposte (ristoranti, agriturismi, cantine, Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori…) che presentano caratteristiche differenti a seconda dei territori, e che dovrebbero stimolarci verso una riflessione approfondita circa le potenzialità inespresse che anche il gelato artigianale ha in questo senso.

Il gelato artigianale, infatti, è uno straordinario prodotto della cultura italiana. Da qui, come non ragionare verso la strutturazione di percorsi utili ad attribuirgli, grazie alla sua natura, ovvero prodotto artigianalmente, grazie alla maestria di chi lo produce, i gelatieri artigiani, anche una connotazione formale di questa sua caratteristica, come ad esempio, portarlo ad essere a tutti gli effetti un prodotto del patrimonio culturale italiano e importante driver di turismo.

Il gelato artigianale affonda le sue radici nel Rinascimento, nascendo come prodotto elitario per la novità, la bontà e la sua costosa e complessa realizzazione, innovandosi poi nel corso dei secoli nelle tecniche e nei sapori, tanto da portarlo in tutta Europa e nel mondo. E’ ormai verificato che l’Italia oggi sia maestra per eccellenza sia nella produzione del gelato artigianale, sia nel mestiere di gelatiere, con una fitta rete di gelaterie artigianali che coprono tutto il territorio nazionale. Questo gustoso prodotto è sinonimo di piacere, di socialità, così come di tipicità ed autenticità, valori questi spesso meno noti al pubblico, ma fondanti della tradizione italiana nel gelato artigianale. Sebbene figuri a pieno titolo tra le espressioni distintive del patrimonio culinario italiano, nella pratica turistica, il gelato artigianale non è ancora stato considerato al pari di altre eccellenze italiane come, ad esempio, il vino o l’olio. 

Nell’immaginario collettivo viene infatti per lo più visto ancora come un semplice prodotto “da passeggio”, da scoprire e gustare senza che però vengano considerate le sue più autentiche radici e tradizioni. A tale riguardo, sarebbe quindi auspicabile un cambiamento culturale, che fortunatamente in parte sta iniziando, affinché anche questo magnifico prodotto, al pari di altre eccellenze made in Italy, possa trasformarsi in una risorsa, creando valore per l’intera filiera. 

L’offerta turistica legata all’enogastronomia è varia e diversificata, declinandosi in una pluralità di proposte (ristoranti, agriturismi, cantine, Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori, …) che presentano caratteristiche differenti a seconda dei turisti. Ma come rendere il gelato artigianale patrimonio della cultura italiana e un’esperienza da vivere capace di richiamare curiosità?

Puntare sulla valorizzazione del binomio tra turismo ed enogastronomia rappresenta per l’Italia un’opportunità per favorire ed accelerare ripresa ed accrescere la propria competitività nel mercato turistico mondiale. Innanzitutto, valorizzandone la manualità, la sensorialità, il contesto e la tradizione che lo rendono tale! Osservare i maestri gelatieri mentre trasformano ingredienti freschi, oltre ad essere un’esperienza coinvolgente e educativa, esprime la solennità di un mestiere che non ha nulla da invidiare a tanti altri, anzi: la bilanciatura delle ricette, così come la scelta degli ingredienti, unitamente alle manualità e abilità (spesso tramandate di generazione in generazione), rappresentano caratteristiche uniche e difficilmente replicabili, se non attraverso questo magnifico connubio fatto di storia, tradizione, tecnica e creatività.

Un prodotto come il gelato artigianale, così come il mestiere del gelatiere, ha il dovere di arricchirsi e farsi conoscere, laddove possibile, accompagnato con attività laboratoriali in cui i turisti potrebbero apprenderne le fondamenta, partecipando anche alla sua creazione con l’aiuto del maestro gelatiere. La sensorialità è un elemento che caratterizza questo prodotto. Promuoviamola! Impariamo a comunicarla: la pluralità di colori che connota il gelato cattura di per sè lo sguardo; le sfumature aromatiche solleticano l’olfatto; la varietà di sapori delizia il palato e la consistenza vellutata soddisfa il tatto.

Ecco perché siamo convinte che la degustazione del gelato artigianale, come nuova pratica, possa divenire una straordinaria occasione per promuovere esperienze multisensoriali capaci di imprimere nella memoria dei turisti (quando accompagnate dal racconto della tradizione e degli aneddoti) emozioni, ricordi, immaginari. Un’opportunità che funga da attivatore di dialoghi tra testa e cuore, artigiani e territori diversi…in una sorta di viaggio emozionale attraverso la cultura e le tradizioni della gelateria e del gelato artigianale prodotto. Senza dimenticare la possibilità di insegnare al turista, lungo queste esperienze, come riconoscere un buon gelato artigianale e quale valore abbia per la salute. Il gelato non è solo un prodotto. 

Quando si parla di gelato non dobbiamo scordarci i luoghi, pensiamo alle gelaterie storiche che raccontano un pezzo di storia italiana e la cui atmosfera rende la scoperta e la degustazione del gelato un’esperienza unica e autentica soprattutto per il turista. Lo stesso vale per gli strumenti – quali i macchinari, gli utensili, gli accessori come i coni, le cialde…, strumenti che si sono evoluti nel tempo e che potrebbero avere e raccontare una “nuova vita” all’interno delle gelaterie artigianali. Il quarto ed ultimo “ingrediente” di questo percorso – strettamente connesso al precedente – è rappresentato dalla tradizione, da intendersi come storia del gelato artigianale in Italia. Lo sguardo si allarga allora all’arte del gelato artigianale nel tempo, dalle sue origini per arrivare ai giorni d’oggi, attraverso una continua evoluzione ed innovazione che passa attraverso i secoli. 

Una narrazione potente, capace di generare un legame forte tra passato e futuro, permettendo al turista di conoscere e comprendere il gelato artigianale come parte integrante della cultura italiana e consentendo la tutela e preservazione di un patrimonio che potrebbe essere perduto. I musei del gelato, presenti sia nel nostro Paese che all’estero, costituiscono una delle possibili modalità di valorizzazione della nostra tradizione. Come non investire nel loro sviluppo? Luoghi istituzionali, indicativi certamente di un prodotto, ma anche della preziosa filiera che ne permette la produzione. Ivi inclusi i racconti e le storie dei gelatieri: “Figure rappresentative di una specifica condizione umana, ovvero quella di mettere un impegno personale nelle cose che si fanno” (R. Sennet – L’uomo artigiano). 

Per i quali, il raggiungimento della qualità come marchio di identità impone una continua evoluzione tecnica che permette loro di rimanere al passo con i tempi e di risolvere le criticità che i mutamenti ci impongono. 

Un esempio di virtuoso sistema integrato, in cui la maestria tecnica affonda le proprie radici in abilità sviluppate al massimo livello nel tempo. La strada da percorrere è ancora lunga, ma è possibile non solo immaginarla, ma costruirla insieme, perché il gelato artigianale possa trovare nuova linfa attraverso una sempre più stretta collaborazione tra i diversi attori della filiera, le istituzioni, e con il turismo, trasformandosi così da prodotto ad elemento del patrimonio culturale italiano.

Articolo apparso sulla rivista “Gelato Artigianale” n. 371 di Marzo 2024.

di Aurora Minetti (Amministratore Unico di Puntogel Srl e Sociologa e Dottore di Ricerca in Scienze della Comunicazione) e Roberta Garibaldi (Professore di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo e Vice Presidente del Comitato Turismo del OECD – OCSE)

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